Red Bull e la normalizzazione della guida spericolata

Lo spot di Red Bull suscita polemiche per il suo messaggio che incoraggia comportamenti di guida rischiosi.

Recentemente, uno spot di Red Bull ha suscitato un acceso dibattito riguardo ai messaggi subliminali che può trasmettere, in particolare ai giovani, un pubblico spesso impressionabile. Nel video, due uomini alla guida di un’auto sfrecciano a velocità vertiginose su una strada di campagna, schivando ostacoli e affrontando curve pericolose. La situazione culmina in un momento sorprendente: l’auto decolla, enfatizzando l’idea che “Red Bull ti mette le ali”. Questo tipo di rappresentazione, pur nella sua forma surreale, potrebbe contribuire a normalizzare la guida spericolata, travestita da creatività e umorismo.

Un messaggio controverso

Il messaggio implicito di questo spot è preoccupante, soprattutto considerando che i giovani sono uno dei target principali della campagna pubblicitaria di Red Bull. In un contesto in cui l’incidentalità stradale tra i giovani è un problema serio, ci si deve chiedere se sia opportuno che un marchio di bevande energetiche promuova un comportamento così rischioso. Il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) stabilisce chiaramente che è vietato qualsiasi contenuto che possa indurre a sottovalutare le norme di sicurezza stradale, eppure Red Bull sembra sfuggire a tali restrizioni.

Il ruolo della pubblicità nella società

I grandi marchi hanno una responsabilità sociale nel comunicare messaggi che non incitino a comportamenti pericolosi, specialmente quando il loro pubblico è giovane. Negli anni, l’IAP ha già censurato diversi spot di Red Bull per messaggi ritenuti potenzialmente ingannevoli o pericolosi. Tuttavia, la società sembra continuare a operare nella sua zona di comfort, disinteressandosi delle conseguenze dei suoi messaggi. Questo è particolarmente allarmante in un contesto mediatico saturo di modelli di comportamento trasgressivi.

Precedenti interventi di censura

L’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ha già censurato gli spot di Red Bull per ben cinque volte tra il 2007 e il 2012. Anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) è intervenuta nel 2013, contestando messaggi che potevano ingannare gli adolescenti. In quell’occasione, Red Bull ha dovuto modificare alcune pratiche di marketing per evitare sanzioni. A livello globale, la società ha anche dovuto risarcire 13 milioni di dollari a seguito di una class action negli Stati Uniti, dove veniva contestato il suo slogan “Red Bull ti mette le ali” come fuorviante.

Il potere della rappresentazione visiva

Oggi, non è necessario mostrare immagini esplicite o utilizzare slogan diretti per trasmettere messaggi pericolosi. Talvolta, un semplice cartone animato può essere sufficiente per normalizzare comportamenti rischiosi come la guida a velocità elevate. È fondamentale considerare come queste rappresentazioni possano influenzare la percezione di ciò che è accettabile. Non possiamo più permetterci di ignorare il messaggio che l’idea di “volare in auto” possa trasmettere, specialmente in un’epoca in cui i giovani sono sempre più influenzati dai media.

La responsabilità della comunità

Di fronte a incidenti tragici che coinvolgono giovani alla guida, è importante che la comunità e i media si uniscano per chiedere una maggiore responsabilità da parte dei marchi. La recente notizia di un grave incidente che ha coinvolto tre giovani in Puglia, che hanno perso la vita a causa di un incidente stradale mentre guidavano a velocità elevate, evidenzia la necessità di una riflessione profonda su come i messaggi pubblicitari possano influenzare il comportamento giovanile. La pubblicità, a volte, può avere effetti devastanti e non possiamo più permettere che messaggi come quello di Red Bull passino inosservati.

Il futuro della pubblicità e della responsabilità sociale

Con l’avvicinarsi del 2025, è fondamentale che i marchi di bevande energetiche e altri prodotti simili riconsiderino il loro approccio alla pubblicità. È tempo di abbandonare rappresentazioni irresponsabili e di iniziare a promuovere messaggi che incoraggino la sicurezza e la responsabilità. La comunità e i consumatori devono richiedere standard più elevati e responsabilità dai marchi, affinché non si ripetano tragedie come quelle che abbiamo visto nelle cronache recenti. La pubblicità deve evolversi per riflettere valori di sicurezza e rispetto per la vita, e non può più essere solo un veicolo per vendere prodotti.

Scritto da AiAdhubMedia

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