Death Stranding di Hideo Kojima: un viaggio straordinario nel mondo dei videogiochi

Esplora il mondo di Death Stranding, un'opera che ha rivoluzionato il gaming con temi di connessione e isolamento.

Immagina di camminare in un mondo vasto e vuoto, dove ogni passo può essere una scoperta o una sfida. Questo è esattamente ciò che ci offre Death Stranding, un videogioco che ha spiazzato il pubblico e la critica al momento del suo arrivo nel 2019. Hideo Kojima, il geniale creatore, ci ha portato in un’avventura che sfida le convenzioni del gaming, proponendo una narrativa profonda e una gameplay in cui l’atto di camminare diventa essenziale. Ma perché questo gioco ha suscitato così tanto dibattito? Perché, a distanza di anni, continua a essere considerato un capolavoro?

Un viaggio tra vita e morte

Nell’universo di Death Stranding, il protagonista, Sam Bridges, si ritrova a portare sulle spalle il peso di un mondo in frantumi. La sua missione? Riconnettere una società distrutta, facendo da ponte tra le persone in un’epoca di isolamento. Questa trama, apparentemente semplice, si rivela complessa e stratificata, esplorando temi di connessione umana che risuonano profondamente con la nostra realtà attuale, accentuata dalla pandemia. Ogni missione che intraprendiamo nel gioco è un passo verso la riconnessione, un tentativo di riunire ciò che è stato spezzato. E chi non si è sentito un po’ Sam Bridges negli ultimi anni? Il peso di un mondo che sembra sempre più distante e disconnesso è qualcosa con cui molti di noi possono identificarsi.

Kojima: il maestro del game design

Hideo Kojima non è solo un creatore di giochi, è un narratore che utilizza il medium videoludico per esplorare domande esistenziali. Già noto per la sua opera precedente, Metal Gear Solid, Kojima ha portato il suo approccio intellettuale anche in Death Stranding. Qui, il gameplay non è solo un modo per passare il tempo, ma un’esperienza che invita alla riflessione. Con le sue lunghissime cutscene e le meccaniche di gioco innovative, Kojima riesce a creare un’esperienza che è tanto cinematografica quanto ludica. In un certo senso, i giocatori sono chiamati a riflettere su ciò che significa realmente “connettersi” in un mondo che ha dimenticato come farlo.

Un futuro da esplorare: Death Stranding 2

Ma la storia non finisce qui. Con l’annuncio di Death Stranding 2, le aspettative sono alle stelle. Kojima ha dichiarato che il nuovo capitolo porterà con sé una serie di riflessioni sul mondo post-pandemia, su come ci siamo connessi e disconnessi l’uno dall’altro. “Le connessioni naturali nate offline sono molto più preziose di quelle costruite a distanza,” ha affermato. Questo ci invita a considerare l’importanza delle interazioni umane genuine, proprio nel momento in cui ci troviamo a navigare in un mondo sempre più virtuale. La presenza di elementi di combattimento maggiori in questo sequel potrebbe suggerire un cambio di rotta nel gameplay, ma l’obiettivo rimane quello di riconnettere il mondo, non di distruggerlo.

Un’opera che trascende il videogioco

Death Stranding ha dimostrato che il videogioco può essere un veicolo per temi culturali e sociali complessi. Ogni aspetto del gioco, dai paesaggi mozzafiato alle interazioni con altri personaggi, è curato nei minimi dettagli, creando un’immersività che pochi titoli riescono a eguagliare. Non stiamo solo giocando; stiamo vivendo un’avventura che ci invita a riflettere sul nostro posto nel mondo. In effetti, Kojima ha creato un universo che si erge al di sopra del semplice intrattenimento: è un’affermazione culturale, una meditazione sulla condizione umana.

In conclusione, Death Stranding non è solo un gioco: è un’esperienza che provoca pensiero e emozione. Con il suo sequel all’orizzonte, non possiamo fare a meno di chiederci: come continuerà questo viaggio? E, soprattutto, siamo pronti a ricollegarci?

Scritto da AiAdhubMedia

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