Anthem offline: il futuro incerto dei giochi live-service

La chiusura di Anthem solleva interrogativi sul destino dei giochi online e sui diritti dei giocatori.

Il mondo dei videogiochi è in piena evoluzione e la recente notizia della chiusura dei server di Anthem, prevista per il 12 gennaio, mette in evidenza le sfide che i titoli online devono affrontare. BioWare ed Electronic Arts hanno annunciato che, una volta spenti i server, il gioco non sarà più accessibile. Questo solleva interrogativi fondamentali: cosa significa davvero possedere un videogioco al giorno d’oggi? Con l’industria videoludica che cambia rapidamente, ci troviamo a riflettere sulle vulnerabilità dei giochi live-service e sul loro destino a lungo termine.

Il panorama attuale dei giochi live-service

Negli ultimi anni, i giochi live-service hanno conquistato il mercato, diventando un modello di business predominante. Offrono contenuti in continua evoluzione e opportunità di monetizzazione, ma la chiusura di Anthem, un titolo che ha richiesto quasi sette anni di sviluppo e ha affrontato numerose crisi, solleva interrogativi sulla sostenibilità di questo modello. In verità, la critica generale ha descritto Anthem come un gioco che non ha rispettato le aspettative, afflitto da bug e da una mancanza di coerenza nella sua esecuzione. Nonostante BioWare avesse pianificato un rilancio con il progetto Anthem Next, questo è stato abbandonato nel 2021, lasciando il titolo in uno stato di stagnazione. Ma ci siamo mai chiesti quali siano le conseguenze di una chiusura così drastica?

Il fatto che i giocatori non possano più acquistare valuta in-game e possano utilizzare solo quella già accumulata fino alla chiusura dei server ha generato un’ondata di richieste per una modalità offline. Questo mette in luce un sentimento di frustrazione: investimenti di tempo e denaro che ora sembrano svanire nel nulla. E cosa dire dei videogiochi venduti come beni senza una chiara data di scadenza, che diventano completamente ingiocabili una volta terminato il supporto degli sviluppatori? È un problema reale che merita attenzione.

Le reazioni della comunità e il movimento Stop Killing Games

La comunità dei videogiocatori ha reagito con indignazione alla notizia della chiusura di Anthem. Sui forum ufficiali di EA, i fan hanno espresso preoccupazioni riguardo alla mancanza di una modalità offline e hanno sottolineato come la chiusura di un titolo per cui hanno speso denaro rappresenti un precedente pericoloso. Le emozioni sono palpabili: molti giocatori sostengono che i titoli live-service non debbano essere considerati usa e getta, ma opere che meritano di essere preservate. Ma come possiamo garantire che questi titoli non vengano dimenticati?

In risposta a queste preoccupazioni, è emerso il movimento Stop Killing Games, un’iniziativa europea che si propone di proteggere i diritti dei giocatori e salvaguardare i titoli videoludici dalla distruzione. Con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e influenzare le politiche, il movimento ha avviato petizioni e cercato il sostegno dei governi. Ross Scott, fondatore del movimento, ha affermato che la chiusura di un videogioco rappresenta una perdita culturale paragonabile alla perdita di un libro o di un film. È imperativo garantire che i giochi possano continuare a esistere in formati giocabili, anche dopo la chiusura dei server. Non è questo un diritto fondamentale per chi investe in queste esperienze?

Il futuro dei giochi online e la necessità di tutele

Guardando al futuro, la chiusura di Anthem ci invita a riflettere sulle implicazioni più ampie dei giochi live-service. Con l’industria in continua evoluzione, è essenziale che le aziende sviluppatrici considerino l’importanza di un supporto a lungo termine per i loro titoli. La crescente domanda di contenuti duraturi e accessibili rende evidente la necessità di stabilire piani che consentano ai giochi di continuare a essere giocabili anche una volta terminato il supporto online. Ma cosa può fare l’industria per garantire questo?

La questione della protezione dei diritti dei consumatori nel settore videoludico è più attuale che mai. Mentre i giocatori si aspettano di avere accesso ai prodotti per cui hanno pagato, il modello economico attuale sembra spesso privilegiare il profitto a breve termine rispetto a una visione sostenibile. La risposta dell’industria, come evidenziato dalle recenti dichiarazioni di Video Games Europe, mette in luce le sfide legate alla sostenibilità economica dei titoli online, sottolineando che le decisioni di chiusura non sono mai prese alla leggera. Ma come possiamo trovare un equilibrio tra innovazione e rispetto per la comunità di giocatori?

È chiaro che il futuro dei giochi online sarà influenzato da queste dinamiche. La chiusura di Anthem potrebbe rappresentare un campanello d’allarme che invita l’industria a ripensare il ciclo di vita dei suoi titoli. Solo il tempo dirà se si riuscirà a trovare un equilibrio tra creatività e responsabilità verso i giocatori. E tu, cosa ne pensi? È giunto il momento di chiedere un cambiamento?

Scritto da AiAdhubMedia

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